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LINOTYPE & LINOTIPISTI l'arte di fondere i pensieri in piombo |
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PRESENTAZIONE
Andar per Linotype LA STORIA LINOTYPE WORKS
MATRICI
RICORDANDO LA LINOTYPE Musei della stampa con Linotype
CURIOSITà LINOTIPISTI GIORNALI & LINOTYPE
Gazzetta del Popolo (Torino) El Clarín (Argentina) The Modesto Bee (California) Herald & Weekly Times (Australia)
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INTERTYPE
di Ridder e Scudder - Intertype Corporation - 360 Furman Street, Brooklyn 2, N.Y.
Nome di macchina compositrice americana costruita - quando i brevetti della Linotype erano scaduti - sul sistema della Linotype dalla «The International Typesettingmachine Company», società presieduta da Hermann Ridder, tedesco, editore della «Gazzetta di New York». Le prime macchine erano basi della Linotype con i miglioramenti brevettati dalla nuova azienda. Ingegnere capo della Intertype, che allo scoppio della prima guerra mondiale prese il nome di "Intertype Corporation", era William Stephen Scudder che era stato un collaboratore di Ottmar Mergenthaler e che poi aveva ideato e costruito la "Monoline", una macchina più semplice ed economica della Linotype presentata alla "Columbian Exhibition" di Chicago del 1893 che gli era valso un diploma d'onore, e che in seguito fu costruita in Germania (dalla "Monoline Maschinenfabrik"), in Svizzera e nei Paesi Bassi. La "Monoline" funzionava sul principio della "Band Machine" di Mergenthaler e non avendo la possibilità di comporre in corsivo non ebbe quel successo che invece gli arrise nei paesi di lingua tedesca. L'Intertype è così affine alla Linotype (di cui volle essere una macchina concorrente) che molte parti delle due macchine sono assolutamente identiche, e possono adattarsi indifferentemente all'una o all'altra macchina. La prima Intertype uscì nel marzo 1913. Erano già mille nel 1916 e diecimila nel 1929. L'ultima, del 1967, portava il numero 33.900.
* * * Modelli e caratteristiche
Modello V - Qualità e semplicità
E' la più semplice delle Intertype. A semplice distribuzione fonde caratteri da corpo 5 a corpo 18: può anche funzionare automaticamente a mezzo nastro perforato. E' dotata di un solo magazzino.
Modello C - Qualità e risparmio
Il modello C è, per la sua versatilità, di larghissima applicazione presso quotidiani e stabilimenti tipografici. Può funzionare anche a nastro. Con magazzini laterali fonde fino a corpo 36.
Modello F - Qualità e versatilità
La modello F a doppia distribuzione consente forti risparmi quando si richiedono frequenti cambiamenti di forza di corpi o di caratteri o la miscelazione di più di un carattere sulla stessa riga. Può essere fornita di magazzinetti laterali per fondere sino a corpo 34 condensato o 36 normale.
Modello G - Qualità e rapidità per titoli e testi
La compositrice modello G di tipo «Mixer», a doppia distribuzione, è costituita da tre macchine in una, essa è infatti idonea alle composizioni veloci di testo misto, lavori diversi e titolazioni in larga scala. I magazzini principali possono essere a 72 o 90 canali, per la composizione fino a corpo 36.
Modello Monarch - Qualità Rapidità Economia
Può funzionare sia a mano sia a nastro T.T.S. assicurando una produzione massima di 14 righe al minuto. Rispetto alle macchine convenzionali azionate da nastro, in 13 turni settimanali presso un quotidiano, produce un milione di righe all'anno in più. Pannello di controllo a pulsanti, diversi dispositivi di sicurezza, collettore a delta.
Intertype «Monarch» per composizione automatica. Il suo «funzionamento produttivo» derivava esclusivamente da un elemento automatico e da uno strumento automatico (nastro perforato più operatore meccanico) in funzione di fase operativa. Questa impostazione escludeva l'intervento manuale che non permetteva, «per ovvi limiti umani», di usufruire della massima velocità della nuova macchina. Per giungere a velocità doppie delle linotypes normali, il costruttore aveva modificato varie parti della lino-compositrice al fine di renderla ultrarapida. Si era scelto un modello a semplice distribuzione abbassandone il centro di gravità e adottando una base antivibrante. Un raffreddamento forzato ad aria manteneva le forme a bassa temperatura (dato l'aumento orario del numero di fondite). La «Monarch» aveva un compositoio più razionale, tale da ricevere, contenere e mantenere perfettamente in piedi anche le ultime matrici, assicurando una partenza-consegna automatica di tutte le righe nel primo elevatore. Il secondo elevatore era stato dotato di un ammortizzatore idraulico e la macchina era equipaggiata di un centratore idraulico. Un apparecchio fotoelettrico «Matrix Detector» controllava automaticamente la discesa delle matrici. Il cambio magazzini era elettrico. Questo tipo di Linotype è stato il trait-d'union tra la composizione a caldo e la fotocomposizione. Il linotipista era ormai impegnato alle tastiere perforatrici, le battute contrattuali erano salite a 8500 (testo non giustificato). Il nastro contenente i format e il testo veniva elaborato da un computer con programmi grafici che ne riproduceva una copia con tutti i comandi grafici e la giustificazione del testo. Un lettore meccanico a punzoni linotype «leggeva» il nastro rielaborato azionando il meccanismo della tastiera per la caduta delle matrici e dava i comandi di fine riga e invio per la fusione. La «Monarch» era anche impiegata per gli annunci economici in quanto molti di questi andavano ripetuti, quindi si potevano mantenere i nastri per una nuova successiva composizione, essendo impossibile riutilizzare la composizione in quanto la pressione durante la preparazione dei flans danneggiava i caratteri.
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La «Fotosetter»
Intertype-fotocompositrice
La «Fotosetter» è la geniale macchina dell'avvenire per la offset e per la rotocalco. Compone e automaticamente fotografa, producendo, alla velocità di una regolare macchina da comporre, una pellicola trasparente. Le correzioni e l'impaginazione sono facilmente ottenute a incastro per mezzo di appositi taglioli e tavolette luminose. Le matrici formate da cerchietti con lettere trasparenti permettono di produrre una pellicola incolonnata nella giustezza e nel corpo voluto, sia per il soggetto negativo sia per il positivo. La «Fotosetter» serve a preparare la composizione del testo su pellicole ed è adatta ai procedimenti di stampa offset e rotocalco. Fu inventata nel 1936 da R. Freund. E' un'«Intertype» che al posto del gruppo di fusione delle righe ha una speciale macchina fotografica. Ogni matrice ha una finestrella circolare nella quale è sistemata la negativa della lettera. Le matrici di una riga, dopo essere state raccolte nel compositoio alla giustezza voluta, vengono portate una dopo l'altra davanti all'obiettivo e proiettate su una pellicola sensibilizzata. Al termine della riga la pellicola torna al posto iniziale mentre sale perché si possa procedere alla proiezione della riga successiva. La giustezza massima è di quaranta righe tipografiche. La macchina ha 144 tasti e il magazzino delle matrici è a 117 canali; è dotata inoltre di otto obiettivi che permettono altrettanti ingrandimenti di ogni lettera (*).
(*) Dal «Dizionarietto dei termini grafici» di Guido Stefanelli
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Intertype in Italia negli Anni 50 La Interprint S.p.A. di Milano, che forniva compositrici meccaniche Intertype, macchine da stampa Miehle e rotative per giornali Wifag, agli inizi degli Anni Cinquanta aveva pubblicato un opuscolo illustrato (da cui abbiamo tratto le immagini), a cura di Luigi Parenti, dal titolo «Composizione meccanica automatica (con apparecchi della Teletypesetter Corp. - Chicago)», facendo il punto sul successo ottenuto dalle nuove Intertype Super Rapide funzionanti con il sistema Telecompositore (Teletypesetter).
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La rivoluzionaria Intertype Fotosetter
«Dopo trent'anni di esperienza acquisita nella costruzione di migliaia di macchine per comporre e dopo un decennio di studio, prove ed esperimenti pratici, la macchina per comporre fotografica ideata dalla "Intertype Corporation" di New York, è diventata una realtà che ha trovato applicazione pratica in parecchi stabilimenti grafici degli Stati Uniti. «La foto-compositrice "Intertype" produce pellicole di testo per tutte le applicazioni grafiche, eliminando la fusione ed impaginazione del testo in piombo, la copia su velina o foglio trasparente e la riproduzione fotografica in negativa. E oltre a risparmiare il tempo altrimenti richiesto per queste tre operazioni, si ottiene un risultato più nitido di stampa in conseguenza della riproduzione diretta della matrice della pellicola. «Semplicità, perfezione e rapidità di riproduzione sono i tre fattori elementari di questo nuovo mezzo per la preparazione delle pagine per la stampa in rotocalco, litografia e tipografia. «La macchina si presenta esternamente come la conosciutissima macchina per comporre "Intertype". Le matrici si raccolgono nel compositoio e ritornano nei magazzini, nel solito modo. Al posto del crogiuolo per la fusione della riga, si trova invece la camera fotografica che riproduce carattere per carattere fino a una massima larghezza di colonna di 40 righe circa. «I magazzini sono stati allargati rispetto alle solite macchina da 90 a 117 canali, rendendo possibile di comporre anche frazioni, segni ortografici vari, ecc. Essi sono coperti in "Visilite", materia plastica trasparente che permette un controllo continuo del percorso delle matrici nei rispettivi canali. «Tutto il meccanismo fotografico è automatico. Il ciclo di composizione e riproduzione comprende solo due operazioni: battere la tastiera e sollevare il compositoio. Tutto il resto procede da sé. «La foto-compositrice viene costruita solo a doppia distribuzione, e permette di comporre e scomporre contemporaneamente matrici provenienti da due magazzini sovrapposti, senza cambiare la loro posizione. «FOTOMAT. La Fotomatrice brevettata sotto il nome di FOTOMAT, invece dell'incisione per la fusione del carattere, porta celata in una finestra circolare, nel lato piano, il carattere negativo. Questo carattere ridotto dal disegno originale dell'artista, garantisce la nitidezza delle linee e dei più fini particolari. Esso è protetto da due cristalli esterni. «La variazione dello spessore della matrice, che determina nel procedimento tipografico il distanziamento da carattere a carattere, serve nella composizione fotografica per la regolazione dell'abbassamento della pellicola. Le maiuscole A - F - L - P - T - V - W - Y - non hanno mai permesso di ottenere, dal punto di vista estetico, un risultato tipograficamente perfetto. Mentre la sovrapendenza dei gambi orizzontali richiedeva un distanziamento del carattere successivo per tutta la sporgenza dei gambi stessi, il procedimento fotografico ne permette l'avvicinamento in qualsiasi posizione e se necessario, anche la sovrapposizione come nelle sigle iniziali. «CICLO DI COMPOSIZIONE. Le matrici, sganciate dal magazzino, si riuniscono nel compositoio per essere poi portate nella posizione superiore del primo elevatore. Ogni singola matrice viene portata da un sollevatore meccanico verticalmente nell'interno della camera fotografica, fra la sorgente di luce e la pellicola e fissata in posizione determinata davanti all'obbiettivo. «Esposta, la matrice continua la sua corsa verticale sino alla posizione bassa del secondo elevatore. Questo velocissimo ordine cinematico si ripete fino all'arrivo dell'ultima matrice alla posizione superiore, da dove le matrici ritornano nei rispettivi canali del magazzino. «OBBIETTIVI E PORTA-OBBIETTIVI. Una caratteristica importante delle multiple possibilità di utilizzazione della fotocompositrice, consiste nella possibilità di poter produrre corpi più grandi o corpi più piccoli senza dover cambiare il magazzino. «Otto obbiettivi con distanza focale prestabilita sono posti nel porta-obbiettivo e possono essere usati secondo necessità. «Due corpi di fotomatrici che formano i corpi base, permettono la riproduzione di tutta la gamma dei corpi usuali da 4 a 36 punti. «Queste in sintesi le caratteristiche della compositrice fotografica "Fotosetter" che apre nuovi orizzonti alla stampa moderna». (dall'opuscolo «Intertype - Composizione meccanica automatica», della Interprint di Milano, curato da Luigi Parenti, 1952)
* * *Intertype degli Anni 50in tipografie doc
L'interessante opuscolo della Interprint S.p.A., allora in via Luigi Razza 8 a Milano, chiudeva con un
Elenco di altre installazioni "Intertype" esistenti in Italia
«L'Adige» - Trento; Alfieri & Lacroix - Milano; «Araldo della Verità» - Firenze; Arti Grafiche dei Comuni - Empoli; Arti Grafiche Emiliane - Reggio Emilia; Arti Grafiche Friulane - Udine; Bonazzi Tipografia - Sondrio; Castaldi Tipografia - Roma; Fratelli Cattaneo - Bergamo; Coppini Tipografia - Firenze; Casa Editrice Universo - Milano; Garzanti Editore - Milano e Roma; Casa Editrice Giacomaniello - Roma; «Giornale di Sicilia» - Palermo; Istituto Poligrafico dello Stato - Roma; Istituto Artigianelli - Trento; Istituto Artigianelli - Monza; Istituto Arti Grafiche Rizzoli - Milano; Istituto Salesiano Don Bosco - Verona; Italgraf S.p.A. - Roma; Lang G. Arti Grafiche - Genova; Linotipia Veronese - Verona; Lorenzetti & Natali - Lucca; Lumini Armando - Firenze; Manfrini Arti Grafiche - Rovereto; Morcelliana S.p.A. - Brescia; Mattioli Tito - Fidenza; Casa Editrice Noccioli R. - Firenze; «La Nuova Sardegna» - Sassari; Olivetti & C. S.p.A. - Ivrea; «Il Lavoro» - Genova; «Il Secolo XIX» - Genova; Opera Divina Provvidenza - Firenze; Opera Nazionale Invalidi Guerra - Roma; Villaggio del Fanciullo - Rapallo; Orfanotrofio Concezionisti - Saronno; «Osservatore Romano» - Città del Vaticano; Ponzio M. Industrie Grafiche - Pavia; Panetto & Petrelli - Spoleto; Pio Istituto Figli Provvidenza - Milano; Pinelli Industrie Grafiche - Milano; Pizzi Amilcare S.p.A. - Milano; Rattero Stabilimento Grafico - Torino; Società Editrice Italiana Demetra - Livorno; S.A.T.E.T. - Torino; Scuola Tipografica Pio X - Roma; Scuola Tipografica Orf. Addolorata - Cesena; «Il Sole» - Milano; Stabilimento Grafico Commerciale - Firenze; Stabilimento Tipografico Piacentino - Piacenza; Stabilimento Tipografico Triestino - Trieste; Stabilimento Tipografico A. Staderini - Roma; Società Editrice Torinese - Torino; Officine Grafiche Fratelli Stianti - Sancasciano; Tipografica Colonna «Il Tempo» - Roma; Tipografia Moderna - La Spezia; Tipografia Operaia - Saluzzo; Tipografia Antoniana - Padova; Tipografia Don Bosco - Lodi; Tipografia SCOT - Bagnacavallo; Tipografia del Senato - Roma; Tipografia Sociale - Monza; Tipografia Toso - Torino; Scuola «L'Umanitaria» - Milano; Vallecchi Casa Editrice - Firenze; Villaggio del Fanciullo - Bologna; Zincografia Fiorentina - Firenze.
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